IL MITO CLASSICO

Figlia di Eeta re dei Colchi e di Ecate, dea della magia e degli incantesimi, Medea accolse nella sua casa Giasone e se ne innamorò. Questi, erede legittimo del trono di Iolco usurpatogli dal malvagio suo zio Pelia, era approdato con i suoi fedeli Argonauti nella Colchide alla ricerca del vello d’oro che avrebbe potuto restituirgli il trono perduto. Sfidando l’ira del padre, Medea usò i suoi poteri magici per aiutare Giasone nell’ardua impresa per poi fuggire con lui, tradendo la sua patria, rinnegando la sua famiglia, fino a far uccidere il suo stesso fratello. Dopo diverse avventure nel Mediterraneo la coppia approdò a Corinto, insieme ai due figli concepiti durante il viaggio.

Qui il re Creonte, che inizialmente aveva dato loro asilo, convinse Giasone a ripudiare Medea e a prendere in moglie sua figlia Creusa. Perseguitò quindi Medea, ostacolo al suo malvagio disegno, scacciandola da Corinto e minacciandola, ove non si fosse piegata al suo volere, di vendicarsi sui suoi figli.Medea, abbandonata dall’uomo per il quale aveva rinnegato la sua patria e vittima delle persecuzione di Creonte, compì l’empio e mostruoso infanticidio per sottrarre i suoi figli alla vendetta di Creonte, (“se è necessario che i figli muoiano, se è così, io stessa li ucciderò, io che li ho messo al mondo”), interrompere la dinastia di Giasone e ricomporre il suo rapporto con le divinità.

 

LA RILETTURA DEL MITO

La rilettura del mito di Vittoria Faro e dalla drammaturga Matilde D’Accardi che ha composto insieme alla regista l’adattamento, tende a sottolineare aspetti psicologici della figura letteraria classica ma anche valori universali che sono dell’umanità di ogni tempo. Medea non è la figura mostruosa di madre vendicativa e assassina alla quale la letteratura l’ha condannata, ma la vittima di un destino avverso che la costringe ad una scelta tragica.

Medea uccide i figli per sottrarli al suo persecutore e renderli immortali, proprio come una madre profuga di oggi che abbandonasse i figli al mare per dare loro, pur nel rischio di perderli, la speranza di un destino diverso.

Medea diventa così la sacerdotessa contemporanea di un rituale senza tempo, una sorta di Via Dolorosa a cui è condannata per l’eternità: risvegliarsi in un tempo successivo al dramma per riviverne ogni tragico passaggio, ogni stazione, in un loop ciclico, fino al sacrificio estremo, necessario, per quanto orrendo, per il suo stesso superamento.

Nel costante dialogo fra la protagonista che agisce in scena e la voce registrata (Voice Off) che rappresenta le diverse componenti della sua più intima conflittualità, l’attrice conduce lo spettatore nell’immedesimazione con il personaggio tragico, alternando recitazione live, mimica e danza performativa. In cinque diversi quadri scenici racconta una Medea affranta, pietosa e dilaniata dal conflitto interiore ma anche determinata e ribelle nell’opporsi ai suoi persecutori, finalmente liberata dal pregiudizio di personaggio solo mostruoso che la letteratura le ha consegnato.

In scena Medea ripercorrerà nell’unità di tempo la sua vicenda tragica per flashback slegati dalla conseguenzialità temporale degli eventi, come riemergono dalla memoria di una donna disperata e, nel contempo, determinata a ricercare nella rievocazione di ogni momento vissuto la risoluzione catartica che possa risolverli.

 

SINOSSI E RIFERIMENTI LETTERARI

La performance si articola in 5 quadri scenici, le stazioni dolorose che prendono riferimento da uno studio de À la recherche du temps perdu di Marcel Proust, massima espressione letteraria dell’indagine sulla composizione del tempo e della rievocazione del passato, al fine di riuscire a fuggirne l’impietoso corso.

 

a) PROLOGO

Medea, priva di sensi, in proscenio è cullata dalle onde della risacca; così il pubblico la troverà entrando in sala; il sottofondo sonoro del rumore del mare introduce lo spettatore nel mood della tragedia.

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QUADRO 1 (Dalla parte di Medea o il viaggio di Argo)

Il monologo iniziale, affidato in Euripide alla serva di Medea per introdurre alla storia, rappresenta il riavvolgimento del nastro della memoria, il rewind a ripercorrere le vicende che hanno condotto Medea fino a Corinto. Al risveglio Medea sarà costretta a rivivere ogni momento del suo sacrificio, che, nella poesis, diventa universale.

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QUADRO 2 (All’ombra dei fanciulli in fiore o La Fuggitiva)

Il testo Figli miei tratto da Euripide è lo straziante lamento della madre che si rivolge ai figli prima di ucciderli. In sottofondo il Salah, preghiera rituale islamica femminile, cantilena malinconica cantata su sonorità electro ambient 

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Medea trascina  i corpi dei figli morti 

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La voce di Creonte irrompe ordinandole l’esilio.

 

QUADRO 3) LA PRIGIONIERA

Sull’impetuoso battere techno  risorge la Medea ribelle e volitiva che – ora in live-  inveisce contro il re suo persecutore e contro Giasone, il padre dei suoi figli abbandonati ad un destino infausto. Per finire a terra, schiaffeggiata da una forza invisibile.

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QUADRO 4) SODOMA E GOMORRA

Nel testo tratto da Sodoma e Gomorra dall’Antico Testamento, si racconta la desolazione della città biblica distrutta dalla perdizione a rappresentare l’animo di Medea , sola e abbandonata, che maledice la città e la gente che la scaccia, destinata per questo ad un destino di morte.

 

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QUADRO 5) IL TEMPO RITROVATO

La Voice Off dal testo di  Euripide incita Medea a farsi coraggio, a vendicare il male che le è stato perpetrato e a compiere l’estremo sacrificio come vendetta . Medea si sveste dell’abito a lutto e, indossando una maschera di guerriera con corna taurine, inizia una danza propiziatoria, preparandosi al rituale del sacrificio.

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Dal testo di Euripide, Medea dà voce ad un dialogo interiore in cui emerge il conflitto della madre disperata costretta, suo malgrado, a compiere l’empio e tragico atto finale. Finchè Medea, confusa e tremante, afferra il pugnale e lo alza al cielo per compiere il sacrificio. 

 

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QUADRO 6) ODA RELICTA

Medea conclude il ciclo di rievocazione della sua vicenda tragica. Affranta e desolata, riabbraccia i figli per sempre perduti cercando l’espiazione per i suoi peccati.

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Riferimenti letterari:

Medea di Euripide, Seneca, GrillParzer, Alvaro; La Recerche, Marcel Proust; Sodoma e Gomorra, Antico Testamento;  Aradia, o il Vangelo delle Streghe, Charles Godfrey Leland