performance elettronica sul mito di medea
Frutto di uno studio di Vittoria Faro e di una scrittura a quattro mani con Matilde D’Accardi, drammaturga romana, la performance indaga il Tema del Sacrificio nel mito della figura forse più nota della tragedia classica.
Il linguaggio è assolutamente contemporaneo, attinge all’arte elettronica che sovrintende i dionisiaci rituali delle notti dei più giovani: sonorità, movenze e gestualità in contrappunto alla narrazione classica, così da rendere Medea sacerdotessa di un Rito che attraversa i tempi.
Il valore simbolico nell’attualità sta nelle parole dell’antropologo inglese Victor Turner “Quando la vita storica stessa non ha più senso culturale nei termini precedentemente tenuti per validi, la narrazione e il dramma possono assumersi il compito della poiesis, di un nuovo senso culturale, anche quando sembra si limitino a demolire antichi edifici di significato che non sono più in grado di compensare i nostri moderni drammi esistenziali ”.
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Video di Elena Muneghina
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CREDITS
Progetto / Performer // Vittoria Faro
Drammaturgia // Matilde D’Accardi/ Vittoria Faro
Sound Design / Voice On // Vittoria Faro
Voice Off // Vittoria Faro / Martino Duane
Visual Design // Antonio Pizzola
Costumi // Alfonsina Quintini
Photo // Eleonora Faro Photographer
Produzione / Ufficio Stampa // Testaccio Lab
IN SCENA:
18 agosto 2015: Debutto alla Valle dei Templi di Agrigento presso il Tempio di Giunone
15 novembre 2015: Per il progetto Vittoria Faro vince il Premio Ignazio Buttitta 2015 – Sezione Teatro
18 marzo 2016: Riadattamento teatrale al Teatro Luigi Pirandello di Agrigento
28-29 Aprile 2016: Selezionato per la Rassegna Contemporaneo Sensibile 2016 al Museo Belmonte Riso di Palermo – Sala Kunelis
18 maggio 2016: Selezionato per il Festival Inventaria 2016 – Sezione Performance – Teatro dell’Orologio – Roma
13 luglio 2016: Rassegna Teatri di Pietra / Arco di Malborghetto Roma
19 luglio 2016: Rassegna Teatri di Pietra / Teatro Romano / Volterra
Con il Patrocinio di Parco della Valle dei Templi Agrigento / Unesco-Area Archeologica della Valle dei Templi / Regione Siciliana / Comune di Agrigento
Photo Eleonora Faro
SCATTI DI SCENA
Parco Valle dei Templi Agrigento / Photo Eleonora Faro e Gero Viccica (Zen Zeno)
Teatro Pirandello / Photo Eleonora Faro
Museo Belmonte Riso / Palermo (grazie a Francesco Grimaldi)
FACEBOOK: [M:DEA]
Recensione di Roberto Semprebene su Four Magazine
Una lunga e tormentata sequenza introduttiva ci presenta Medea rannicchiata per terra, divorata dai propri demoni e dalla consapevolezza dei delitti di cui si è macchiata per uno sposo che la sta abbandonando al proprio destino. La donna sembra cercare un’impossibile requie, e come in un sogno in cui la successione temporale si confonde, rivive quanto le è accaduto. Appare evidente come sia preda di un profondo conflitto interiore fra il dolore e la volontà di non soccombere ai propri aguzzini, il flusso di pensieri che la anima è reso in scena in modo molto interessante, con una serie di registrazioni e voci off, oltre alla recitazione diretta della Faro, che citano non solo il mito, ma anche brani del Vangelo delle Streghe e dell’Antico Testamento, in una confluenza di tradizioni che danno il peso dell’universalità del tema trattato. Completa il comparto sonoro una base molto varia, che spazia dal rumore della risacca alla musica tecno.
Sul piano visivo, l’influenza più marcatamente evidente è quella dell’espressionismo tedesco, con giochi di luce che proiettano lunghe e tetre ombre, enfatizzate dai colori – come il rosso che accompagna un’inquietante e al contempo sensuale danza, rito preparatorio del momento di maggiore tensione drammatica, ipnotico nel suo gioco fra i movimenti dell’attrice e la proiezione della sua ombra sulla parete alle sue spalle.
La Faro è ottima interprete delle turbe di Medea, gioca con l’espressività di un viso stilizzato dal trucco, con i movimenti del proprio corpo e di veli e indumenti che veste e sveste, dialoga interiormente con la propria voce, ora registrata, ora dal vivo.
Il risultato dello spettacolo lascia nello spettatore il giusto senso di disturbo che un personaggio complesso e tormentato come Medea può e deve suscitare, rimarcandone la conflittualità e i dualismi: il suo essere vittima e carnefice, lucida e folle, amorevole e spietata, costretta a rivivere gli istanti più drammatici della propria tragedia nella ricerca di una catarsi che è tanto la sua meta agognata, quanto l’esito raggiunto dallo spettacolo per i propri spettatori.