
In un’atmosfera dalle suggestioni steam punk– uno scenario post apocalittico eroso dalla ruggine e tagliato da nette geometrie di luce-, domina l’ombra dello scheletro del Palazzo degli Atridia Micene, ormai rovinato in ferraglie – a rappresentare la decadenza del glorioso regno corrotto da odi e vendette incrociate-, dove Agamthon(Agamennone-Claudio Vasile) fa ritorno dalla guerra di Troia. Ad attenderlo la regina Clitemna(Clitemnestra-Liliana Massari) – infida cospiratrice imprigionata nelle sue schizofrenie demoniache- che, con l’aiuto dell’amante Aigisthos( Egisto-Pietro Faiella)- maschera di duce femminino ammaliato dal potere-, lo ucciderà a tradimento.
La figlia Elettra(Vittoria Faro), costretta alle umiliazioni nella casa degli assassini, “vive e non vive”,coltivando il sogno di vendetta per l’amore paterno infranto.
Elektra in Vittoria Faro è una ragazzina dall’adolescenza negata, una guerriera-punk ostinata, ribelle e passionale che sfida a viso aperto il suo tempo, i suoi poteri e le sue ipocrisie. Disposta all’odio per la sua stessa madre, è consapevole che solo uccidendola può recidere il cordone ombelicale delle sue fragilità di donna e figlia e dare soddisfazione alla sua rabbia impetuosa, per affermare finalmente la sua voglia di giustizia.
- la scena
- Clotopro
- Agamthon
- Clitemna e Aegisthis
- Clitemna uccide Agamthon
- Elekta e Crisotia
- Elekta e Orestia
Photo Eleonora Faro
Debutto il 24 agosto 2018 al Tempio di Giunone / Parco Valle dei Templi Agrigento
ELEKTRA (TRAGEDIA IN UN ATTO) di Hugo von Hofmannsthal
Electra/Elekta Vittoria Faro
Clitemnestra/Clitemna Liliana Massari
Egisto/Aigisthos Pietro Faiella
Crisotemide / Crisotia Zoe Zolferino
Serva / Clotropo Carola Ripani
Oreste/Orestia Fabrizio Milano
Agamennone/Agamthon Claudio Vasile
Creazione / Direzione Vittoria Faro
Parola Riccardo Tine’
Spazio / Immagine Antonio Pizzola
Luce / Valentina Ciaccia
Collaborazione ai Costumi / Accademia di Belle Arti Michelangelo di Agrigento
Il progetto di Vittoria Faro è frutto di una ricerca sull’attualità del Mito, che ha già dato vita a M:DEA e Metamorfosys, declinata in molteplici voci. Innanzitutto la parola, rimodulata già nella nomenclatura dei personaggi, per cogliere la poesia di ogni singolo fonema, prediligendo il suono e piegandolo a raccontare il senso.
E’ un’indagine sulla psicologiadi ogni personaggio, colto nella profonda umanità di ogni tratto e, depurato dalle scandagliature freudiane del testo originario, nei suoi caratteri universali e senza tempo. Ma l’Elektra dell’artista agrigentina è soprattutto ricerca di un’atmosfera distonica a cavallo fra il mito e le sue valenze più attuali, che tenga armonicamente insieme i diversi apporti artistici, poesia, musica, azione scenica, spazio, luce, tratteggiando in un’alba livida e decadente le suggestioni steam-fantasy apparentemente distanti dal linguaggio teatrale più accademico eppure così immediate per la riscoperta del mito classico nella sua contemporaneità.
Nella Valle dei Templi, dinnanzi alla bellezza delle colonne doriche di Hera Lacinia, illuminate dalla luna piena, lo spettacolo, Elektra, Vittoria Faro, geniale e straordinaria attrice, venuta da Roma, con la sua compagnia teatrale, ha reso nuovamente onore alla sua terra, quella di Epicarmo e degli altri autori sicelioti, che fin dalle origini con il dramma influenzarono la tragedia e la commedia. …
La riproposizione dell’opera in chiave contemporanea idealmente fa viaggiare attraverso i millenni, fa riflettere sulla società di oggi, ma la differenza, l’emozione più grande sta nell’interpretazione di Vittoria Faro, che riesce sempre a sorprendere con la sua grande energia, la sua bravura e la sua bellezza. La sua passione, il suo tormento artistico, fanno vibrare la sua anima dinnanzi ad un pubblico che rimane che rimane attonito, immobile. …
e proprio nella Valle degli Dei, sotto un cielo sereno, con la luna e le stelle, da dove la sua anima sembra provenire, ci racconta Elektra, recita senza risparmiarsi, gettata in catene tra i ciottoli, senza soffrire le ferite del corpo, fa pensare alle regine dell’antichità che manifestavano il loro dolore strappandosi i capelli e graffiandosi i seni, come nelle Troiane di Seneca. Il suo costume da eroina si accende di luce, polarizza l’attenzione, esalta i suoi movimenti, che diventano quasi surreali, magici, all’interno di una scenografia teatrale e ambientale che si colora di suoni a tratti forti oppure delicati come i silenzi di Beethoven, e proprio sulle note di un pianoforte, Elektra danza, prima di accasciarsi, sotto lo sguardo della luna. (Carmelo Capraro)