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Una camera da letto, o forse un salotto.
Una Giovane Signora (Vittoria Faro) vi giace su un letto, o forse un divano: tutto galleggia in un’atmosfera sospesa e onirica, stenebrata appena da una luce innaturale che proietta ombre inquietanti.
Domina la scena un grande specchio, o forse una finestra (o forse la finestra è solo riflessa nello specchio?).
Nella tenebra, dall’ombra angosciante di un uomo dall’aspetto stravolto, orribile maschera d’incubo, emerge un Uomo in frak (Ivan Giambirtone), presenza (forse) reale dell’amante, del quale però la giovane donna, ambiziosa e vanesia, è stanca; attratta, si direbbe, da un antico innamorato, tornato in patria con un cospicuo patrimonio.
I due personaggi in scena si attraggono e respingono in un gioco spietato, a volte brutale, che solo alla fine si ricompone e si congela in un quadro surreale e angosciante.
E c’è – nucleo scintillante del dramma- una preziosa collana di perle che l’Uomo in frak vorrebbe regalarle ma che invece lei rinvenirà in dono, al risveglio, dall’altro.

L’amante deluso e furioso strangolerà la donna per gelosia?

Sì, forse, o forse accade tutto solo nell’incubo della giovane signora.

Il sogno non è rivelatore di una realtà sconosciuta ma proiezione di un inconscio tra sensi di colpa e timori, “specchio” inquietante dei sentimenti più oscuri e insieme “finestra” nella coscienza di una donna annoiata e imprigionata dalle forma della vita borghese.

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ph Elena Muneghina

 

Sogno (ma forse no), scritto da Pirandello nel 1928, è un atto unico messo in scena per la prima volta a Lisbona e poi poco rappresentato.
La grande influenza surrealista del periodo e alcuni temi tipici della poetica dell’autore siciliano fanno della piéce un piccolo gioiello di inganni, in una moltiplicazione di piani che si intersecano e sviluppano in un groviglio di verità e finzioni.
I personaggi sognano accadimenti che sembrerebbero reali, ma con prospettive che lasciano nello spettatore il dubbio di cosa sia realmente avvenuto e cosa invece frutto di un incubo.
Il testo appartiene a quella categoria di ambientazioni oniriche tutte interne alla coppia, come Doppio sogno di Schnitzler –anche nella sua inquietante versione cinematografica Eyes wide shut di S.Kubrick – in cui le convenzioni sociali e i valori di una borghesia decadente cedono il passo alle inquietudini dell’uomo contemporaneo, alla continua ricerca di un’idea più completa di identità.

L’atmosfera, ambigua e perturbante, incentrata su una scenografia essenziale e tagli luce netti e ombre inquietanti, attingono alle suggestioni dell’espressionismo tedesco dei primi del ‘900, conferendo alla messa in scena della Faro un carattere horror in un tempo dilatato, come nei migliori film di David Linch e un costante senso d’angoscia che rimanda ai testi di J.P. Sartre.

 

Sogno Ma Forse No
di Luigi Pirandello

Regia // Vittoria Faro
La Giovane Signora // Vittoria Faro
L’Uomo in Frac // Ivan Giambirtone
La cameriera // Elisabetta Ventura

Scene design // Antonio Pizzola (Spazi Multipli)
Photo Elena Muneghina Photo scena Eleonora Faro

Produzione Testaccio Lab

 

“La Faro costruisce lo spettacolo su una partitura musicale ed interseca con maestria il tema pirandelliano del sogno e della realtà. Il ricorso all’espressionismo tedesco è indiscutibile: la regia infatti recupera i trucchi del vecchio cinema delle attrazioni che, nel richiamare modelli irreali, distorti e allucinanti, sostituiscono la percezione della realtà.” (Luigi Mula)

 

Debutto il 19 agosto 2017 Valle dei Templi Agrigento

 

Foto di Scena Eleonora Faro

 

Dicono di noi:

Su Tv Sicilia 22.08.2017 di Luigi Mula

Reportage Intervista Telyeacras Agrigento 

su Grandangolo Agrigento 20.08.2017 di Diego Romeo