Progetto di ricerca teatrale su ” Le Metamorfosi” di Publio Ovidio Nasone che si realizza in divenire, coerentemente con il tema, come somma delle esperienze di laboratori di indagine e sperimentazione realizzati in luoghi e tempi diversi.
I laboratori si fondano su Improvvisazione su tema e su una partitura musicale originale scritta in itinere e coinvolgeranno attori, performers e danzatori selezionati di volta in volta sul territorio.
Accanto all’ideatrice Vittoria Faro che ne condurrà la regia, il compositore Francesco Leineri che ne elaborerà il tema musicale.
Ogni laboratorio si concluderà con la messa in scena di una performance, che costituirà il materiale di lavoro su cui costruire lo spettacolo finale.
IL TEMA
Il progetto rilegge il mito ovidiano in una mutata forma, raccontando una nuova genesi dell’umanità proiettata in una delle possibili dimensione del futuro prossimo, quello in cui la realtà fenomenica soccombe alla sua immagine virtuale affidata alla Rete.
Nella proiezione scenica l’Homo-Sapiens cede gradualmente il passo all’Homo-Machina, combinazione di impulsi elettrici che lo tengono connesso alla Memoria centrale, avatar virtuale dei suoi avi che hanno sublimato l’angoscia esistenziale della loro finitezza in un’eternità algida privata dei sentimenti.
Memoria è nell’ipotetico futuro la nuova divinità: non solo depositaria di dati bensì tenutaria del Sapere, l’Albero della Conoscenza che nel mito classico ha condannato l’archetipo umano alla perdizione.
Memoria è summa delle emozioni, dei ricordi, dei pensieri e dei sentimenti che gli esseri umani le hanno affidato nel tempo e che ora trasmette alle creature rigenerate a utenti destinati alla perenne connessione, in cerca di un’identità e di un senso all’esistenza.
Attingendo alla Memoria le nuove forme viventi apprendono il mito classico ovidiano, traendone il senso di un’esistenza continuamente mutevole, incerta, vissuta dagli uomini in balia degli eventi, vittime del gioco del caso o del capriccioso arbitrio degli dei.
Un mondo segnato allora come oggi e sempre dallo scarto tra apparenza ingannevole e realtà effettiva, da una rete di equivoci e inganni in cui gli uomini, per natura inclini all’errore, finiscono per cadere imprigionati.
METAMORFOSYS.1 # Io-sono
Nella metamorfosi dell’Io si affronta il cambiamento dell’identità, la spersonalizzazione, il camuffamento, la mutazione naturale.
L’uomo è per sua natura corpo in continua crescita, corruttibile, esposto allo scorrere del tempo: la sua esistenza è segnata da casualità e causalità che ne intaccano la materia, trasformandola. Non solo cambiamento di aspetto però, anche processo continuo di crescita, sviluppo, maturazione, invecchiamento che conduce alla morte, estrema e definitiva metamorfosi della Vita.
Così l’uomo vive, in accordo con il principio di Lavoisier per cui tutto si trasforma, nulla si crea o si distrugge, una metamorfosi continua, spesso inconsapevole perché lenta e silente. E’ un percorso di crescita e allo stesso tempo di deterioramento nel quale però anche la componente immateriale, l’anima che si pensa immutabile, ne è influenzata e ne segue i processi.
METAMORFOSYS. 2 # Io-bestia
Le prime descrizioni di uomini trasformati in animali risalgono all’antichità, dall’Odissea omerica alle Metamorfosi ovidiane la letteratura classica è ricca di riferimenti al bestialismo.
Dal punto di vista sociale, la trasformazione nel corpo animale è da sempre un modo per trasgredire, realmente o simbolicamente, i tabù e sfogare l’istinto aggressivo senza contravvenire alle regole sociali.
Tabù erano la separazione dal corpo, il volo, la stessa trasformazione in animali, la sottomissione al diavolo, la realizzazione di atti aggressivi coscienti e volontari, l’antropofagia, la promiscuità sessuale e gli atti bestiali.
Centrale in questa indagine il ruolo della Maschera, che nel teatro antico raffigurava il personaggio dietro cui gli attori erano soliti nascondere il volto. Fin dai più arcaici misteri iniziatici (ad es. i riti dionisiaci) il ruolo della maschera era ad un tempo quello di nascondere, rivelare, spaventare e trasformare.
Non solo, la Maschera nella sua immutabile stasi è la condizione perché il divino possa assumere forma e rivelarsi agli uomini, il medium attraverso il quale divinità e umani possono dialogare e confrontarsi.
Attraverso la Maschera l’uomo-attore può trascendere totalmente la sua soggettività, dimenticare sé stesso, essere agito più che agire, parlato più che parlare, mosso più che muoversi.
Il personaggio in scena diventa il medium attraverso il quale il pubblico dialoga con se stesso.
METAMORFOSYS.3 # Io-machina
Ovvero la metamorfosi del corpo nella post modernità.
Se con la sostituzione di parti del corpo con mezzi meccanici, come già nella letteratura novecentesca il mito di Frankestein, la tecno-scienza consente il sogno del controllo umano sulla vita e sulla morte, nella trasformazione delle nostre coscienze in forme virtuali e quindi in impulsi di pura energia la metamorfosi del corpo umano diviene totale.
L’organismo perdendo la sua “umanità” diventa macchina astratta, anti-empatica, che cattura, trasforma, e produce interconnessioni. Un corpo presente ma senza anima.
Come l’uomo potrà risentirsi con essi strumenti grande, traendo forza solo dalla sua debole carne?” (Ungaretti, La civiltà delle macchine).
L’evoluzione da homo sapiens a homo-machina appare una delle possibili dimensioni del nostro universo futuro, la nostra nuova definitiva metamorfosi.
METAMORFOSYS.4 # Io-suono
In questo laboratorio si indaga lo stato di un corpo definitivamente conciliato con lo spirito, divenuto perfetta espressione dell’identità interiore ormai in condizione di piena libertà.
Come nella resurrezione del Cristo, il corpo da “corruttibile” muta in “incorruttibile”; dalla condizione di “squallore” e “debolezza” si eleva ad una condizione di “nobiltà” e “potenza”. Fino a raggiungere un grado di consapevolezza che può porre fine alla angoscia dell’oscurità e della morte che ha da sempre segnato la condizione umana.
E’ il ricongiungimento dell’Uomo alla divinità, la sublimazione dell’Io alla sua natura ideale.